Pensieri e Parole di una di una Mamma (bis) Principiante

martedì 16 settembre 2014

TRADIZIONI e SENSO DI APPARTENENZA. MA ANCHE CAMBIAMENTI.

Ieri siamo andati al palio. Credevo ci sarebbe stata un po' di gente, ma niente ressa e l'abbiamo presa più come scusa per uscire che come evento.

E' il primo anno in cui il palio è stato nuovamente organizzato. L'ultimo nel 1996, simil Pamplona, ma con i maiali.
Dopo l'insurrezione degli ambientalisti era stato abolito.

L'anno ripensato con una gara di rotolamento delle balle di fieno. Insomma, una roba da paese.

Ci siamo ritrovati davanti ad una folla pazzesca. Insomma, il paese conta 5.000 abitanti, comprese le frazioni. L'età media non è proprio la più bassa d'Italia.
Invece era pieno di giovani, tutti vestiti con i colori dei borghi. Festanti.

La via principale del paese era completamente invasa dalla gente e non si poteva passare.
Si respirava un fortissimo senso di appartenenza e anche noi, che ci siamo trasferiti da poco più di 4 anni, ci siamo sentiti parte di una comunità.
Non facce estranee nella folla.
E' una delle cose che mi piacciono della vita di paese: non sei un anonimo, sei tu con il tuo vissuto e la tua faccia. Non so se riesco a passare cosa voglio dire.

Abbiamo deciso che il prossimo anno vogliamo sfilare anche noi con i bimbi, è praticamente un carnevale estivo! I bimbi si sono divertiti tantissimo.

Oggi Gabriele toglie ufficialmente il pannolino.
Già prima dell'estate abbiamo iniziato, in collaborazione con il nido, lo spannolinamento soft. Lui chiede spesso di farla nel water, viene messo con regolarità. Ci azzecca abbastanza. Ma sempre con il pannolino salva disastri.

Oggi no. 
Oggi si toglie. 
Oggi mette le mutande. 

E via.


Un altro passo si compie. Gli ho detto che Babbo Natale sarà contento perchè se non ha il pannolino sicuramente gli porta il biglietto per l'asilo dei grandi.
Stamattina ha detto a suo papà "Oggi metto mutante, no pannolo. Bon.".

Amore mio bellissimo!


Oggi ricorre il ventennale della morte di mia nonna.
1994.
16 settembre.

E' pazzesco come vola il tempo. E' pazzesco come la mia vita sia abbastanza lunga da ricordare bene un episodio di venti anni fa. E io ne avevo 19, di anni.

Ho quasi 40 anni ma io non mi sento assolutamente gli anni che ho. 

Una decina di anni fa ricordo che avevo conosciuto una quarantenne, che di anni ne dimostrava 50. Non tanto esteticamente, ma come modo di fare, di porsi. Mi ero chiesta se, dopo dieci anni, sarei diventata anche io così "madama". 

Ai tempi immaginavo di no, ma è come quando hai 20 anni e giuri che mai passerai un sabato a casa, e quando ne hai 40 riuscire a mettere il sedere sul divano per 20 minuti il sabato ti pare un sogno.... 

E poi era acida, insofferente verso tutto ciò che disturbava il suo mondo.

Insomma, mi chiedevo se mi sarei "ridotta" così, nonostante tutto.

No, non è successo. Ho quasi 40 anni, non vedo l'ora di compierli per togliere questo noioso 3 da davanti alla mia età. Quando mi chiedono quanti anni io, rispondo 40. Tanto chi se ne frega, io non li dimostro.

Certo, qualche rughetta c'è ma nemmeno tante. Non mi vesto come mia nonna, anche se il mio abbigliamento è sobrio. Non voglio fare la giovane che non vuole invecchiare, ma non voglio nemmeno affossarmi prima del tempo. 

Mi piace conoscere gente, mi piace imparare cose nuove, non mi sono fossilizzata nelle mie abitudini.

Mi sento una donna nella sua piena giovinezza. 
Ma non è di questo che volevo parlare, ho divagato.

Dicevo, che ricorre il ventennale della scomparsa di mia nonna. E così mi sono messa a pensare a quando ero piccola e in questo mese iniziava la scuola e io ero tutta contenta dei miei libri e quaderni nuovi, delle cose che avrei imparato, delle persone che avrei rivisto...

Ma prima dell'inizio della scuola, c'era un evento che tutti noi bambini aspettavamo con ansia: la festa del paese di mia nonna. Era un'occasione davvero bella: ci si ritrovava a casa di mia nonna e si mangiava, poi si andava a vedere la banda passare. Gli adulti ci allungavano mance per andare sulle giostre c'era la gara a chi vinceva il premio più bello al banco di beneficenza. Ci si vedeva con i miei cugini e ci divertivamo come matti.

Non era niente di eclatante, ma per noi bambini era Las Vegas.

Io andavo da lei qualche giorno prima e l'aiutavo a cucinare. Andavamo a ordinare i vari ingredienti nei negozi e poi il sabato passavamo a ritirare tutto. Preparavamo ogni genere di cosa buona. Io ero addetta alle decorazioni e ai dolci: con la siringa da pasticcere facevo decorazioni con maionese e salsa tonnata sui piatti. 

Facevo io la torta. 

Ai tempi compravamo il pan di spagna fatto (mia nonna aveva il forno nella stufa a legno e mi si bruciava sempre), ma facevo la crema e con la panna decoravo tutto (insomma, la mia passione per i dolci non è cosa di adesso).

La domenica mattina, aiutavo mia nonna ad apparecchiare la tavola con i piatti del servizio bello e poi mi vestivo con  un bell'abito da "femmina" (di solito ero in pantaloncini e maglietta, sempre sudata e impolverata a causa di interminabili partite di pallavolo in strada).

Mia nonna cucinava divinamente. Nessuno ha mai fatto il risotto allo zafferano come lo faceva lei, il ragù o agnolotti e gnocchi fatti in casa. E poi era speciale. Ci faceva fare tutto quello che volevamo e, contemporaneamente, avevamo ottomila regole da rispettare. Insomma, mi chiedo come facesse!
Riesco a ricordarla come severa e permissiva allo stesso tempo.
Una donnina di un metro e 55, fiera e forte come un leone.

Una Nonna con la N grande. Di quelle che lasciano un segno nella tua vita anche quando non ci sono più.

Visto il week end appena trascorso, ho proposto a mio Marito di ricreare la tradizione del pranzo (o cena) della festa di paese, come facevo da piccola. Visto che il prossimo anno i bimbi saranno un po' più grandi e gestibili, potremmo fare la cena del sabato da noi, invece di andare al padiglione gastronomico.

I bimbi sarebbero più liberi di giocare e sicuramente ci sarebbe meno casino e potremmo parlare meglio.
La tavernetta ormai è abbastanza a posto, dobbiamo solo rifare l'impianto di illuminazione perchè è un po' buia. Niente di che, mettiamo due neon al posto di due plafoniere, quindi il posto c'è.

Il tavolo si allunga e ci si mangia in dieci adulti comodi. Noi saremmo 8 adulti (9 con mio nipote grande) e 4 bambini, ma potremmo farli mangiare nel tavolino Ikea ancora per un paio di anni almeno.
Quindi, non dovremmo nemmeno mettere plance varie.
Piatti e bicchieri di plastica, ma a limite ho la lavastoviglie sotto.

Ognuno porta un antipasto e noi facciamo la grigliata. Finito di mangiare potremmo mollare tutto lì e andare alla festa, per poi tornare a sistemare dopo. 

Insomma, per farla breve, è fattibilissimo con pochissimo sbattimento.

Mio Marito ha accolto la proposta a braccia aperte. Anche lui è stato molto bene sabato e l'esperienza è sicuramente da ripetere. Si trova benissimo con i miei fratelli, a volte sembra più fratello lui di me!!
Loro gli vogliono bene e fanno un sacco di cose insieme, parlano, ridono e a volte si scornano come giovani cervi.

Quindi: si! Inauguriamo la tradizione della cena della festa del paese!

Vorrei regalare ai miei bimbi un po' delle esperienze della mia infanzia. E poi adesso cominciamo a conoscere un sacco di gente e a Giulia è piaciuto molto trovare in giro i suoi amichetti dell'asilo, le sue maestre (una maestra del centro estivo suona nella banda e quando l'ha vista passare è andata in fibrillazione).

E poi anche i miei fratelli e i miei genitori conoscono un sacco di gente del mio paese, quindi in questi giorni ci siamo fermati a chiacchierare con un'infinità di gente.

Tra pochissimi anni...anzi se guardiamo "da vicino" tra pochissimi mesi, i bimbi andranno a scuola e ci saranno tutti i compagni di classe in giro per il paese.

Stamattina, parlando al telefono con mio Marito nel viaggio verso il lavoro, ho fatto i conti che se Giulia inizia la scuola da anticipataria, essendo nata a febbraio, inizia a settembre 2016. 
Cioè...voglio dire...stiamo andando verso il 2015. 

Sticazzi!

L'obiettivo è di creare una cosa alla buona, di paese, senza fronzoli. Un po' campagnola. Ma io ricordo quelle feste con affetto e vorrei ricreare quell'atmosfera di serenità, di famiglia che mi ha dato tanta stabilità negli anni. 

Adesso devo imparare a preparare il frittomisto alla piemontese...anche se il semolino fritto come lo faceva mia nonna non mi verrà MAI!


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PS per chi vede marcio ovunque: nell'organizzazione ho conteggiato la mia famiglia, quindi i miei e i miei fratelli, perchè da quando ci siamo trasferiti in questa cittadina, tutti gli anni siamo andati a mangiare al padiglione gastronomico. Si tratta solo di spostare la cosa dal padiglione a casa. Quindi una cosa che facevamo prima di ogni casino...
l'ho specificato perchè mi aspettavo il classico commento "acchiappamarcio"

9 commenti:

  1. Ecco io invece l'atmosfera da paese l'ho sempre odiata, e sembra proprio non riuscirò mai a liberarmene. Ogni tanto avrei piacere di fare un giro senza incontrare qualcuno che conosco o qualcuno che conosce me perchè sono figlia/sorella/compagna di...
    E anche i pranzi/cene di famiglia non sono il mio forte, sarà perchè si respira sempre un'aria di falsità (nel mio caso almeno).
    Per il resto i figli è vero, danno un sacco di soddisfazioni, e io me ne sto accorgendo sempre più
    Ilenia

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    1. IO sono originaria di una piccola razione di 380 abitanti dove ci si conosce TUTTI. La mentalità chiusa di paese non mi piace, come non mi piace la chiusura. E credevo anche il fatto di essere conosciuta e riconosciuta da tutti. Poi ho vissuto a Milano e a Torino città, e sono scappata. Il senso di anonimato proprio non fa per me. Senza esagerare, però. Mi piace fermarmi a scambiare due parole se capita, sicuramente non voglio essere culo e camicia con tutti ( e nemmeno con pochi). Insomma un giusto buon compromesso.
      Quando esco, devo dire che me ne frego abbastanza e se voglio uscire in ciabatte perchè vado giusto a prendere il pane...me ne frego!
      Per i pranzi di famiglia, devo dire che l'idea di ricreare l'atmosfera che c'era da mia nonna mi alletta. Detesto i pranzi obbligatori convenzionali, dove vaiperchè devi e non per stare bene. Quelli li brucerei proprio. Per pranzi di famiglia intendo quelli veri! :-)

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  2. Oh cavoli.. Io sono piemontese, e mia nonna faceva sempre il fritto misto per il primo dell' anno, non lo mangio da anni.. E quando lo trovo in qualche ristorante nemmeno lo ordino per non guastare il sapore che ricordo.
    Erano tante le tradizioni di famiglia che avevo anche io da piccola.. Noi adesso siamo lontani dalle famiglie e quindi grossi ritrovi li abbiamo solo alle feste comandate. Ecco, questa è l'unica cosa che mi spiace per la mia bimba.. Che non possa vivere la famiglia al cento per cento!

    (Ma quindi gestisci pure un altro blog? Ma come cavolo fai!? Io trascuro pure l' unico che ho..Buahahaha!!)

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    1. Uh ma dai!! Anche io non lo prendo mai in giro...non sarà mai uguale! Ma nemmeno come la fa mia mamma è uguale...la Nonna era la Nonna! Io voglio che i miei figli vivano la famiglia per come la itnendo io e farò di tutto per on perdere delle occasioni.
      In realtà l'altro blog è un backup dei contenuti vecchi. Ci scrivo molto molto poco.
      Per fortuna io scrivo velocemente e comunque già scrivere un po' mi prende 10-15 minuti quindi non un grande tempo.....e spesso scrivo in bagno, di notte o ci dedico la pausa caffè per rileggere...Diciamo che se fumassi, per esempio, perderei più tempo!

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  3. Anche noi viviamo in un paese ed e' quanto di più bello ci possa essere, per l'atmosfera, per il senso di solidarietà e per le belle iniziative che ancora vengono fuori. L'estate e' il momento migliore, la sera siamo tutti fuori a passeggiare, tanti i bambini in bici ed il traffico quasi inesistente, poi bhe il paese ti da anche altro, la vicina impicciona, il pettegolezzo sempre e comunque, il dover salutare tutti anche quando hai fretta e spesso trovarti a bere tre caffè in una stessa mattina, perché rifiutare un invito non sia mai...ma come ogni cosa ha il bello e il brutto. Noi dalla città siamo scappati e non tornerei più indietro.

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    1. E' vero, i contro ci sono. Ma i pro sono davero di più. IO arrivo da una piccolissima frazione di 380 abitanti. Poi ho vissuto a Milano e Torino. Mio Marito è nato e cresciuto in città Siamo scappati e non torneremmo mai indietro ! Nemmeno lui, seppur abituato così. La cosa bella è che lui si stupisce sempre della vita in paese perchè non la conosceva. E la adora! Spesso mi dice "Mi sento male a pensare a cosa ti ho sottoposto nei 5 anni che siamo stati a Torino...ora capisco perchè non stavi bene! Solo che finché non lo vivi non capisci la differenza abissale".
      Poi per la città in venti minuti di macchina si arriva, ma non è che ci andiamo volentieri....

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  4. Mettiamola così: è bello il paese finchè si rispetta determinati canoni.
    Se sei la divorziata/o, l'omosessuale, la donna senza figli, l'uomo che è scappato con una donna più giovane, la famiglia atea che non va in chiesa, l'extracomunitario...è molto meno idillico. Perchè sei bollato, giudicato, indicato, compatito, e con te i tuoi figli, se li hai.
    Sara

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    1. Guarda, noi siamo fortunati. Mio Marito è separato e noi siamo sposati solo in Comune. In chiesa non ci andiamo spesso durante la messa, più spesso invece per accendere candele ma non ci vede quasi nessuno. I nostri amici sono rumeni e sono integrati benissimo. Certo, sicuramente non sei anonimo ma se vivi e ti comporti bene, nel vivere civile intendo, allora da noi sei ok. Certo che se sei il drogato di turno o i ladro...è un'altra storia, ma per fortuna non ho notato discriminazioni del tipo di cui parli. AH! Tra i miei più cari amici c'è una coppia di omosessuali. Non mi hanno ancora tolto il saluto in paese quindi...direi che va bene! :-)

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    2. scusa volevo dire divorziato non separato e non volevo dire che siamo fortunati per questo ma per il fatto che nonostante tutto questo ci siamo integrati benissimo.

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